La biblioteca del Collegio Papio
La biblioteca del Collegio Papio è un luogo di sapere e di crescita culturale per gli studenti di ogni grado. Qui trovano spazio non solo libri di testo e manuali didattici, ma anche numerose opere umanistiche. Gli scaffali sono colmi di romanzi, poesie, saggi e alcuni testi filosofici, in grado di stimolare la curiosità e l’immaginazione degli studenti.
Grazie alla presenza di queste opere variegate, la biblioteca diventa un luogo di incontro e di confronto tra diverse discipline, dove gli studenti possono approfondire i propri interessi e sviluppare una visione più ampia e integrata del mondo. Ogni scaffale è un viaggio nel tempo e nello spazio, un ponte che collega le generazioni passate con quelle future. I libri sono organizzati in sezioni tematiche e suddivisi per livello di difficoltà, in modo da rendere più agevole la ricerca e la consultazione. Così, tra i tavoli di studio, la biblioteca scolastica può essere un rifugio per la mente e lo spirito. È il luogo dove le idee possono prendere forma, il luogo in cui la mente può aprirsi e il cuore arricchirsi. E proprio per questo, va custodita gelosamente e valorizzata.
Un felice incontro avvenuto nella Sala Rossa del Collegio Papio, nel mese di gennaio 2023, è all’origine della donazione della collezione libraria di Emilio Bortoluzzi che ci ha permesso di arricchire in modo significativo il patrimonio librario in nostro possesso. In quell’occasione la figlia del professore, Elisa Bortoluzzi Dubach – docente universitario e consulente di Mecenatismo, Sponsorizzazioni e Fondazioni – guidò una giornata di formazione sulla collaborazione con le fondazioni erogative svizzere ed i mecenati per alcuni membri del Municipio di Ascona e ad alcune istituzioni attive nello stesso comune. Parteciparono anche il rettore ed il vicerettore e fu l’inizio di una preziosa collaborazione, fondata sulla stima reciproca, che portò in seguito la famiglia Bortoluzzi a decidere di cedere al Collegio Papio un patrimonio di opere e libri di grande respiro umanistico e culturale. Siamo molto grati a Elisa Bortoluzzi Dubach e ai suoi fratelli per la loro generosità e speriamo che la ricca collezione di opere letterarie possa stimolare la curiosità e la passione per la lettura nelle nostre studentesse e nei nostri studenti ed eventualmente aprire la biblioteca stessa a lettrici e lettori esterni al Collegio.
La preziosa collezione del professor Emilio Bortoluzzi
Ci sono biblioteche ordinate in modo maniacale, biblioteche con i libri su tre strati, biblioteche arruffate e piene di souvenir, cartoline e bibelots, biblioteche di libri antichi con legature alle armi di principi e marchesi, biblioteche di volumetti economici, biblioteche monotematiche, solo gialli, o libri sul giardinaggio o sulla città che amiamo. Oppure biblioteche emozionali, con libri che ci portiamo dietro da una vita o incontriamo nel nostro percorso, volumi che diventano parte di noi e raccontano la nostra storia, a cui ci riferiamo quando vogliamo ricordare una dedica, un sorriso, un dolore, un regalo o semplicemente un’emozione.
Libri che abbiamo amato e amiamo quasi come persone, perché lì dentro c’è una parte di noi, il protagonista ci somiglia oppure il saggista dice proprio ciò che pensiamo e non abbiamo mai avuto modo di palesare. Libri che sono stati posati sul comodino, ci hanno accompagnato al mare o in montagna, messi nello zaino e nelle valigie, sbirciati in treno o passeggiando, pagine vissute e magari sgualcite ma che riconosciamo come parte integrante del nostro essere.
Perché i libri- sosteneva Andrea Camilleri- ci vengono a cercare, non siamo noi che li cerchiamo, quando un incontro deve avvenire lo fa, su una bancarella, in un book crossing, oppure da un libraio antiquario. Il libro è lì, che ci aspetta, magari da anni, e forse ha compiuto un giro per remainders e perfino in qualche biblioteca pubblica, ma alla fine lo portiamo con noi, a volte non sapendo neppure perché.
Emilio Bortoluzzi è stato un medico rianimatore, uno studioso illustre, un benefattore, un uomo di scienza ma nello stesso tempo un umanista, una persona che amava il soggetto libro e lo trattava come un compagno di strada capace di accompagnarlo nei diversi momenti dell’esistenza. Emilio era un poeta e uno scrittore, con una dozzina di libri pubblicati e versi cesellati e ispirati al viaggiare con la mente e con il corpo, frutto di sincere letture e amichevoli incontri con intellettuali come Dante Isella, Piero Chiara, Vittorio Sereni o Guido Morselli.
Roberto Calasso nel 2020 ha dedicato un piccolo gioiello Adelphi alla bibliofilia, con ironici e assennati consigli su “Come ordinare una biblioteca”, lui che i libri li produceva in persona e per la casa editrice, ricoprendo quelli della sua raccolta con il pergamino, sorta di carta velina opaca usata molto dai librai antiquari francesi per salvaguardare i volumi in brossura. Il pergamino dà al libro un alone di mistero, lo rende più privato, inaccessibile al primo sguardo. Per vederne il titolo va preso in mano e tolto dallo scaffale, e poi la velina nega al bibliofilo la vista immediata di un volume che magari gli ricorda un guaio passato, un dolore o un amore infranto (potrebbe esserci la dedica della donna amata).
La biblioteca di Velate messa assieme da Emilio Bortoluzzi in anni di pellegrinaggi per librerie, non mostra libri con pergamino, sono tutti esposti alla luce del sole, magari ci sono seconde e terze file, ma ognuno di essi ci parla e racconta di una passione letteraria costante e composita, alimentata dalla curiosità del sapere e dal desiderio di empatia con gli autori, dalla ricerca nella psiche umana e negli infiniti rivoli della fantasia.
I libri sono il nostro specchio, variano di contenuto come il nostro umore, seguono l’avvicendarsi delle stagioni della vita, ed Emilio, nato nel 1921, non poteva non avere in biblioteca qualche Treves d’annata, il Linati, per esempio, di “Storie di bestie e di fantasmi”, magari regalatogli dal cognato Isella, che lo scrittore comasco conobbe personalmente. Ecco poi le “Meduse” Mondadori, verdi e impettite, con gli scrittori in auge nell’immediato dopoguerra, Franz Werfel, Heinrich Mann, Pearl S. Buck, William Saroyan, Eric Maria Remarque, Georges Simenon, Hans Fallada e gli immancabili grigiolini della B.u.r., la Biblioteca universale Rizzoli, tascabili e accessibili a tutte le tasche, i vecchi Pirandello degli Omnibus Mondadori, le lussuose edizioni di Arnoldo dedicate alle poesie di d’Annunzio e, imponente e color testa di moro, il “Dizionario enciclopedico italiano” Treccani in 12 volumi.
Più scorriamo titoli e case editrici, più capiamo che la biblioteca di Emilio Bortoluzzi è di tipo emozionale, il suo è stato un collezionare dettato dalla passione per la scoperta, non per il piacere dell’accumulo o per seguire l’assunto di Umberto Eco che sosteneva come non tutti i libri si comprino per leggerli ma anche soltanto per il piacere di averli in mano oppure per consultarli ogni tanto. Emilio non è stato un collezionista bibliofilo, ma un capace lettore, lo si capisce dalla disposizione dei volumi: alcune collane sono in ordine, tutti i Garzanti di narrativa, gli Adelphi e gli Einaudi di poesia e narrativa, i Garzanti verdi di poesia, qualche Scheiwiller, e soprattutto gli amati Adelphi, con Ceronetti, Parise, Kafka, Faulkner, Walser, Turgenev, Chatwin, Brodskij o Pessoa, ma gli altri libri sono disseminati negli scaffali secondo il suo ordine mentale ed emotivo.
Lo immaginiamo prenderne uno e compulsarlo, poi aggiungerne un secondo, seguendo una particolare linea della mente. Magari aveva in testa dei versi e cercava solidarietà tra gli amati poeti, Luzi, Sereni, Montale, Raboni, Pound, Cattafi, Fortini, Antonia Pozzi, Ada Negri, Vivian Lamarque, Caproni, Gozzano e perfino il Delio Tessa di “L’è el dì di mort alegher!”.
Poi ci sono gli innamoramenti bradi, i libri di una sera -scopriamo per esempio un raro Adriano Grande, “Fuoco bianco”, per le Edizioni della Meridiana- e poi gli “impensabili”, volumi sui grandi felini, sul Duomo di Cremona, sul Mondo alpino, accanto ai classici latini e greci, ai libri d’arte e a una piccola sezione musicale con probabilità appartenuta alla moglie Stefania, medico anestesista, in gioventù pianista e grande appassionata di musica. Emilio è stato un cittadino del mondo, con la famiglia aveva viaggiato in lungo e in largo per i continenti, e la sua biblioteca rispecchiava questa sua voglia di conoscere i luoghi come gli scrittori che li rappresentano, così in biblioteca si trovano tutti i narratori italiani del ‘900, oltre a francesi, tedeschi, americani, inglesi, russi, svizzeri, austriaci, perché le lettere uniscono i popoli e svelano ciò che di più profondo li caratterizzano.
Oggi sono sempre più rare le biblioteche come quella di Emilio Bortoluzzi, composte da oltre mille volumi, tutti preziosi e tutti amati. Le letture si fanno online o con gli e-book, gli spazi per conservare i libri si riducono, difficilmente i giovani professionisti coltivano la passione per la bibliofilia. Così questo importante lascito, frutto di una vita di ricerca e di amore, è un dono unico, perché racchiude il carattere di chi lo ha coltivato, la sua voce poetica, presente, ancor prima che nei versi scritti nella quiete dello studio di Velate, tra le pagine di quei libri diligentemente frequentati come amici, giorno dopo giorno.